martedì 16 Aprile 2024

L’incrociatore Dominion

Questo articolo avrebbe dovuto riguardare Hare & Tortoise (Hase und Igel), ma all’ultimo momento ho cambiato idea. E così lasciamo il mitico gioco di David Parlett ad una prossima puntata e ci fiondiamo dritti su uno dei fenomeni ludici degli ultimi anni.

Il fatto è che finalmente ho giocato a quel Dominion, che nel 2009 ha fatto man bassa di premi in tutto il mondo, a partire dall’accoppiata Spiel des Jahres e Deutscher Spiele Preis. Tutti d’accordo quindi sull’eccellenza del gioco, dai paludati critici agli scodinzolanti gamer.

Ora questa è una rubrica di opinioni e io di opinione darò la mia, anzi darò solo una “prima opinione”, basata sulle impressioni di una sola partita. Niente più di questo, nessuna pretesa di discorso oggettivo, ripeto, solo una prima opinione al volo.

L’idea base del gioco, che conoscevo per sommi capi, è davvero originale e brillante. Le carte sono in tavola disponibili per tutti e i giocatori via via le scelgono formando ognuno il suo proprio mazzo  e rimescolandolo continuamente, mano a mano che le carte stesse vengono usate e riusate per il normale svolgimento del gioco, accaparrandosi altre carte azione, oppure denaro oppure punti vittoria. Semplice e brillante, serata promettente dunque, e in buona compagnia; infatti al tavolo c’erano Giuseppe Baù, vecchio compagno di tanti Intergame a Essen, Marco “Markwolf” Voltolina e Stefano Scaramuzza, che conosceva molto bene i dettagli del gioco e ce li ha spiegati con diligenza e pazienza, evitandoci il ricorso allo studio diretto e risolvendo sul nascere ogni dubbio.
Condizioni ideali quindi: siamo pronti e pieni di aspettative. Solo Markwolf, che aveva già fatto una mezza partita, ci mette in guardia di non aspettarci poi questo chissacché… ci sembra una voce fuori del coro e non ci diamo troppo peso. Bene, si gioca.

La confezione comprende un notevole assortimento di carte azione, delle quali ogni partita ne usa 10; e le 10 selezionate per noi da Stefano sono quelle consigliate nella confezione per la prima partita. Ma come tutti ormai già sapranno di ogni carta ce n’è un intero mazzetto, perché può essere scelta via via da giocatori diversi e anche più volte dallo stesso giocatore.
Si comincia a giocare, tutti partono con un mazzetto uguale composto da 10 carte (7 soldi e 3 punti vittoria) e al proprio turno prendono casualmente 5 carte; con i punti che ottengono acquistano carte azione (o soldi o punti vittoria), che vengono aggiunte al proprio mazzo e così via, in sequenza auto-accrescitiva. Le carte azione, quando compaiono nelle 5 che prendi, ti fanno fare cose particolari, girare altre carte, giocare altre carte azioni, acquistare più carte, danneggiare gli avversari, convertire il denaro in pezzi di taglia maggiore… Ogni carta ha il suo specifico significato e interagisce in modo diverso con le altre carte. L’abilità consiste nel scegliere via via l’assortimento migliore, cioè carte che giochino bene con le altre carte che si hanno nel mazzo. Vi ricorda qualcosa? E naturalmente l’abilità consiste anche – come in ogni gioco che si rispetti – nel cosiddetto timing. Quando procurarsi più denaro per poterlo spendere per acquistare nuove e più potenti carte azioni; quando invece cominciare ad accumulare punti vittoria (essenziali ma di impiccio durante la partita) in vista dell’imminente fine della partita per esaurimento di un certo numero di mazzetti di carte.

Tutto chiaro. Ma mano a mano che passano i minuti mi accorgo sempre più coscientemente che manca un requisito fondamentale. Il divertimento. E anche l’emozione. Questo meccanismo teoricamente perfetto, al lato pratico pare non darci quello che ci saremmo aspettati. Non mi sto divertendo affatto, anzi, per dirla proprio tutta, mi sto vivacemente annoiando. Me ne sto zitto e continuo a giocare, ma guardo le facce dei compagni e non mi sembra esprimano stati d’animo tanto diversi dai miei. OK, d’accordo, essendo la prima partita non avrò certo ottimizzato l’assortimento delle carte e questo toglie parte del piacere. Però, per quanto oculati possano essere stati gli acquisti, la fortuna di come sono mixate le 5 carte che si usano ad ogni turno mi sembra (dico sembra) davvero giocare un ruolo troppo schiacciante. Se al momento opportuno per 2 o 3 giri arrivi a esporre 7 punti anziché gli 8 che ti servirebbero ad ottenere 6 punti vittoria in un colpo solo… puoi anche fare i salti mortali, ma di vincere la partita non se ne parla nemmeno. Per capirci, a occhio qui la fortuna gioca un ruolo molto maggiore che in Catan. Ma ovviamente posso pure sbagliarmi.

Fatto sta che terminata la partita, anche abbastanza velocemente, ci siamo guardati negli occhi e tutti d’accordo abbiamo tirato fuori 7 Wonders, per finire la serata in bellezza.
Però non mi dispiace certo di aver giocato. Infatti durante questo periodo zeppo di festività sono ben contento di essere riuscito a colmare due mie gravi lacune culturali.

In primis mi sono guardato La corazzata Potemkin. Che poi corazzata non era, infatti era un incrociatore, per la precisione un incrociatore corazzato. Attenzione, sto parlando del vero film del 1926, non di sue esilaranti citazioni, ben più recenti. E a seguire pure un documentario (peraltro sorprendentemente interessante) sulla vita del regista Eisenstein. Era giusto farlo e l’ho fatto volentieri, ma non lo riguarderò altrimenti corro il rischio di… associarmi alla celebre esternazione liberatoria.

E l’altra lacuna colmata è stata proprio quella di giocare a Dominion. Era giusto farlo e l’ho fatto volentieri, ma anche in questo caso non lo rigiocherò, nemmeno alle Mind Sports Olympiad altrimenti… corro lo stesso rischio.

Molti lo conoscono come autore di libri… Alcuni lo conoscono come giornalista… Alcuni lo ricordano per i suoi commenti televisivi… Alcuni lo conoscono come organizzatore…
Alcuni giocatori lo conoscono come avversario… Altri giocatori lo conoscono come autore…
Alcuni lo ricordano come docente… Alcuni approfittano delle sue collezioni…
Chi lo conosce per tutti questi motivi, sa che può ben essere definito “Dario De Toffoli, l’Enciclopedista ludico”.

Dalla motivazione del “Premio Speciale alla Carriera – Personalità Ludica dell’Anno 2006”

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