giovedì 18 Aprile 2024

Constantinopolis – Se il latino si studiasse così…

Alla fine l’abbiamo provato, questo Constantinopolis che si dà un tono con la sua scatola grande, il suo tabellone da gioco strategico, con le sue plance da gestionale, tutte quelle risorse e i suoi edifici dai nomi latini. L’abbiamo provato e dobbiamo dire che ognuno di quegli elementi gli appartiene come e quanto le pecorelle ad Agricola.


Il lungo lavoro svolto dagli editori della Homo Ludens, portato avanti insieme all’autore, ha maturato frutti grossi come cocomeri. Il lento e curato sviluppo è stato talmente evidente che Giuseppe Gennaro, in una intervista con il nostro inviato a GiocaRoma, ha affermato che la stessa esigentissima Fantasy Flight ha accettato il gioco senza pretendere una seppur minima modifica al regolamento (chissà che non fossero intimoriti dal fatto che potesse essere stato stampato in latino).

L’attenzione alla qualità è quasi un’ossessione per gli editrori italiani, che hanno iniziato quest’esperienza proprio in qualità di giocatori e appassionati, folgorati da un progetto che, una volta preparato, ha portato persino il “tester per un giorno” William Attia (Caylus) ad apprezzarlo sinceramente.


Il gioco, come molti del suo genere, risulta più facile da giocarsi che da spiegarsi, ma proprio per questa caratteristica una volta superato il primo turno si ha l’impressione di essere estremamente intelligenti nel vedere le proprie prime strategie prendere corpo con una certa semplicità fase dopo fase, con una scorrevolezza propria di pochissimi titoli di questo genere. Ed in effetti aspetto fondamentale è la contemporaneità di molte azioni, che genera un flusso di gioco continuo e quasi privo di momenti di “stasi da giocatore lento”; questo anche perché le strategie sono abbastanza facili da individuare, che Constantinopolis non si nasconde dietro parventi complessità, il gioco è tutto nel confronto con le scelte palesi degli altri giocatori.
Si tratta in somma di un titolo di forza, quasi prepotenza tra giocatori, a partire dalla “semi-asta” per la conquista del privilegio di turno per arrivare all’acquisto dei limitatissimi edifici (due per ogni tipo, o addirittura una sola sezione di muro per ciascun tipo).


Ma non si tratta solo di costruzioni: a completare il piano di sfruttamento delle numerose risorse ci sono un mercato variabile e una serie di spedizioni marittime, il tutto per accrescere la propria ricchezza e ottenere la maggiore gloria cittadina possibile.


Tutto questo nella cornice di una serie di elementi storicamente inquadrati con accuratezza, dai nomi degli edifici ai tipi di risorse alla nomenclatura dei mercati portuali.


Circa due ore per una partita a quattro giocatori, presumibilmente quasi una di più per una prima partita a cinque, ma onestamente vale il tempo spesoci, tanto che al termine si ha quel piacevole effetto di volerlo rigiocare per provare qualche scelta diversa.


Sempre da Giuseppe sappiamo che molte sono state le modifiche, soprattutto semplificazioni, apportate al progetto originale, ma portati a conoscenza di alcuni di quegli aspetti dobbiamo convenire con le scelte editoriali, che hanno generato un prodotto alla portata di un pubblico più ampio di quello a cui possono aspirare molti titoli dello stesso segmento di mercato, ciò però senza perdere d’interesse per i giocatori più esigenti.


L’unica ombra che possiamo intravedere riguarda la longevità, ombra la cui proiezione però va oltre i confini che possiamo attualmente delineare, lo scopriremo probabilmente a Lucca Games 2011, ad un anno dall’approccio sul mercato italiano, mentre già dalla fiera di Essen sarà possibile trovare le prime copie internazionali.

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