giovedì 28 Marzo 2024

Scheherazade: le mille e un gioco di ruolo

Le Mille e una Notte, l’antologia fantastica di racconti mediorientali cha da sempre ha rappresentato un immaginario ricco di opportunità per i giocatori, diventa un gioco di ruolo grazie al lavoro di Umberto Pignatelli (Beast & Barbarians, Kata Kumbas) e della talentuosa illustratrice Sara Valentino (The Silence of Hollowind, L’Ultima Bomba). Con Scheherazade, the One Thousand and One Nights Role Playing Game, potremmo ripercorrere, per ora soltanto in inglese, le rocambolesche avventure che hanno reso celebri personaggi come Sinbad il Marinaio, Ali Babà e Aladino.

Che GGStudio, il prolifico editore piemontese che ha portato in Italia giochi di peso in campo ruolistico come Savage Worlds, Fiasco e Symbaroum avesse una vocazione internazionale era chiaro già prima che cambiasse pelle diventando, con il nome di SpaceOrange42, un soggetto editoriale mirato ai mercati internazionali (Ultima Forsan e Hope & Glory ne sono un esempio). Altrettanto chiara è la propensione del publisher a fare mecenatismo interno, supportando il lavoro di game designer italiani, affermati ma anche esordienti (ricordiamo Golconda, Fleshscape, Cabal e be-Movie).

Ebbene queste due anime oggi trovano il perfetto connubio in un titolo che sarà disponibile da domani in versione digitale e presentato nella sua forma fisica al festival internazionale di Essen Spiel. Un gioco di ruolo che abbiamo potuto leggere in anteprima e che abbiamo apprezzato per la qualità del design, la cura editoriale e la pregevole ed evocativa veste grafica, un titolo di respiro internazionale che parte da un approccio old school ma con l’intento di svecchiarlo per rendere l’appetibilità sul mercato perfettamente adatta ai trend più recenti.  Scheherazade si potrebbe inserire nella nuova nicchia dei “neotrad”, ovvero quei giochi di ruolo che pur non allontanandosi troppo dalla tradizione, si sforzano di alleggerire i compiti del master, favorire l’emersione della storia e abbattere alcune delle barriere storiche che rendono lenta la fruizione di questo insostituibile hobby.

Scheherazade ci vede alle prese di avventurieri, tratti dalla più classica iconografia del genere (principi eroici, audaci dervisci, furbi marinai, fachiri e cacciatori di ghul), impegnati nel tentativo di svegliare la principessa Scheherazade (Shahrazād da noi) dal sonno incantato in cui è caduta durante la millesima notte della sua epopea con il Califfo. Nel provarci, i nostri eroi vivranno storie incredibili in un magico mondo che richiama quello mediorientale, affrontando nemici umani e soprannaturali, andando ad arricchire con nuove storie, talvolta raccontate dagli stessi giocatori, il novero della famosa raccolta. Analizzando le meccaniche, molto veloci nella creazione del personaggio e nella risoluzione delle azioni ma sufficientemente sfaccettate da garantire ampia personalizzazione, la cosa che salta all'occhio è l'approccio ibrido, con soluzioni viste in altri titoli riassemblate a volte in modo molto attento (fictional positioning, tiri e png asimmetrici) a volte con un po' di diffidenza ma in modo coerente con lo spirito del gioco (tag/keyword, failing forward). In generale, su un impianto strettamente tradizionale il gioco innestato meccaniche moderne arricchite dall’opportunità di distribuire diversamente l'autorità narrativa attraverso l’utilizzo dei “moon point”, una moneta di scambio tra master (chiamato storyteller) e giocatori, che spinge questi ultimi ad una partecipazione creativa particolarmente attiva.

Le meccaniche di risoluzione delle azioni utilizzano un sistema chiamato “Unique System” la cui caratteristica, oltra a quella di essere avulso dall’ambientazione e declinabile in altri contesti, e quella di giocare sulle caratteristiche del personaggio che lo rendono unico e che gli permettono di compiere imprese eccezionali quando la situazione ricade nel suo ambito di competenza. Una coppia di statistiche, insieme a tratti circostanziali, determinano il pool di dadi (solo D6) con il quale si devono realizzare successi in misura superiore alla soglia di difficoltà. Al tiro si aggiunge poi il dato “fato” che permette conseguenze inattese a prescindere dal successo o fallimento dell’azione. Un sistema molto flessibile, leggero e dalla vocazione OSR che risulterà facilmente assimilabile dai nuovi giocatori ed un gradito ritorno a casa per quelli più stagionati che hanno sviluppato una certa avversione per calcoli e bookkeeping complessi. Da questo punto di vista, Scheherazade è il gioco perfetto per il giocatore esperto che vuole avviare all’hobby ragazzi più giovani o neofiti (il connubio genitore – figlio nasce spontaneo), sfruttando un immaginario solido e collaudato nonché ricco di fonti di ispirazione (libri, videogiochi, serie tv) e fresco di riproposizione cinematografica targata Disney.

Nell’attesa di scoprire se questo gioco manterrà le promesse al tavolo e soprattutto, se un giorno vedrà una versione nella lingua di Dante, non possiamo che apprezzare il coraggio e la cura editoriale nella realizzazione di un prodotto che sancisce l’emancipazione universale di uno degli autori più prolifici del nostro panorama autorale, un esperimento le cui fortune speriamo spingano alla nascita di epigoni.

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