giovedì 28 Marzo 2024

Spiel des Jahres – Decisioni – di reset e congiuntivi

Con i suoi precedenti contributi alla rubrica Spielraum, Guido Heinecke ci aveva già sorpreso con le sue riflessioni su cosa rappresenti,anche inconsciamente, l’esperienza di gioco. Questa volta il giornalista tedesco e membro della giuria dello SDJ, ci sofferma sul tema delle “scelte”, su come queste possano essere incisive nel determinare la nostra vita e di come invece le affrontiamo nella dimensione ludica.

Decisioni – di reset e congiuntivi di Guido Heinecke

Non fa riflettere?

Tutti noi siamo risultati di precedenti decisioni: non saremmo qui, se i nostri genitori si fossero messi a leggere “Guerra e Pace”invece di fare altro. Se avessero scelto di dare ancora uno sguardo a Facebook o di spedire una mail alla zia Frieda, allora voi non sareste qua a leggermi, cosa, tra l’altro, per la quale vi ringrazio molto.

Le decisioni influenzano la nostra vita ogni minuto. A volte sono cose piccole, poco importanti, come la scelta tra la marmellata di lamponi ed il miele per il toast della colazione (o magari èmeglio del müsli?), altre volte invece danno una svolta decisiva alla nostra vita.

A volte penso volentieri a dove sarei adesso, se in certi momenti della mia vita avessi fatto scelte diverse. Fantastico sul mio io alternativo. Come sarebbe stata la mia vita lavorativa? Magari vivrei a Brema e programmerei siti web, perchého seguito il consiglio di mia sorella.
Se mi fossi piegato alla volontàdei miei genitori, oggi siederei in una filiale della Commerzbank nella foresta nera. O se avessi scelto una facoltàdiversa oggi sarei insegnante di Geografia e Tedesco.

Fare delle scelte non èfacile. Vantaggi e svantaggi debbono essere accuratamente pesati, a meno che non si faccia una scelta di pancia. Io sono un tipo che spesso lascia le scelte ad un misto di intuizione e casualità, cosa non sempre corretta.

I bei giochi riflettono bene gli aspetti della nostra vita e quindi io trovo i giochi che richiedono delle scelte sempre molto stimolanti e anche affascinanti. Al contrario che nella vita reale, in un gioco le conseguenze delle scelte sono sempre di breve durata e limitate. Le mie scelte iniziali possono cementare il mio modo di giocare per il resto della partita, ma la prossima volta posso provare qualcosa di completamente diverso.

La vita concede solitamente solo una possibilitàdi scegliere. Ogni nuova partita ad un gioco ci mette invece nuovamente di fronte alla scelta. Questo cambio di prospettiva, il “che succederebbe se ?”, provoca ogni volta un déjà-vu particolare ed emozionante. Solo guardando in retrospettiva impariamo se una mossa era buona o cattiva.

Ovviamente ogni partita èanche un po’diversa, perchéintervengono elementi casuali e quindi al massimo si possono creare dei “mondi paralleli”. Ma chi, giocando a scacchi, non si èmai chiesto se ad un certo punto della partita non sarebbe stato meglio sacrificare il cavallo, oppure se giocando a COLONI DI CATAN non siamo stati troppo generosi o giocando a TICKET TO RIDE troppo cauti, o ancora se la partita a CARCASSONNE non sarebbe finita diversamente se solo si fosse stati piùattenti ad un certo campo?

Se, se, se…il congiuntivo appartiene alla retrospettiva riguardo le decisioni, cosìcome il “reset”appartiene al gioco.

Tra l’altro possiamo dirci fortunati che i giochi nella maggior parte dei casi ci mettano esclusivamente di fronte a scelte meccaniche e non morali. In LE LEGGENDE DI ANDOR devo spazzar via uno Skral dal tabellone per poter avanzare – non si discute se la morte di un essere vivente sia moralmente ineccepibile. Resta un gioco, un’occupazione del tempo libero senza gravose emozioni negative.

Gli scienziati chiamano questo tema “teoria dei giochi”e la usano per creare modelli per situazioni decisionali, che possono essere influenzate da molteplici attori. Il piùnoto èsicuramente il dilemma del prigioniero. Due imputati, in due stanze differenti, vengono interrogati e possono scegliere tra confessare o mentire.
Per il singolo èmeglio confessare, mentre tacere entrambi sarebbe ancora meglio per tutti e due. Peròchi tace mentre l’altro confessa èun povero diavolo e viene punito ancor piùduramente. Come dobbiamo dunque scegliere: in modo collettivo o individuale? Confessare razionalmente o fidarsi emotivamente dell’altro?

Proprio per questo giochiamo. Perchésiamo coscienti e godiamo del fatto che le nostre scelte esistono solo nella cornice del gioco, perchéla prossima volta possiamo provare a fare diversamente, perchéla morale resta fuori e grazie a questo possiamo possibilmente anche imparare ad approcciare meglio le scelte nel mondo reale: con un salutare mix di intuizione e analisi meditata dei fatti noti.

In un gioco disponiamo solo di risorse limitate: legna, minerali, punti azione, oro. Questo accade anche nella nostra vita, solitamente sono soldi e tempo. Dobbiamo concentrarci per distribuire in modo ottimale queste risorse in modo da avere il maggior successo. Una sola scelta puòanche essere sbagliata, ma una serie di scelte sbagliate segna la strada. In alto o in basso. Questo acuisce lo sguardo al processo anzichéal prodotto finale.

Al contrario che nella vita reale, dove un congiuntivo diventa realtàe dobbiamo guardare indietro mesi o anni per valutare una decisione, i giochi ci danno un risultato immediato, o perlomeno dopo massimo due ore. Per questo dico che i giochi ci insegnano a compiere scelte migliori.

( articolo originale – traduzione a cura di Fabrizio Paoli )

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